Rischi e benefici dell’apertura dei Chakra
Il concetto di chakra proviene dalle tradizioni spirituali orientali, soprattutto dallo yoga e dall’ayurveda, ed è strettamente legato alla nostra energia vitale. La parola chakra in sanscrito significa “ruota” o “disco” e si riferisce infatti a centri di energia che si trovano lungo il nostro corpo, dalla base della colonna vertebrale fino alla sommità del capo.
I Chakra sono circa 1500 suddivisi in:
- Chakra minori che corrispondono agli agopunti, al centro delle mani, alla pianta dei piedi, alle ginocchia, alle clavicole, e sono disposti in linee del corpo parallele ai chakra principali;
- 7 Chakra principali, allineati lungo l’asse mediano del corpo.
Sono in molti ad avvicinarsi alla pratica dell’apertura dei chakra per trovare equilibrio, benessere o un senso di connessione spirituale più profonda. Tuttavia, è importante chiedersi se questa pratica possa avere rischi o effetti collaterali, soprattutto per chi è agli inizi. Dunque, aprire i chakra è pericoloso? Scopriamo insieme i potenziali rischi e benefici.
Quali sono i 7 chakra principali e come funzionano
A ognuno dei 7 chakra sono associati un colore, una vibrazione e una serie di corrispondenze. Sono raffigurati come dei fiori contornati da petali il cui numero varia (dai 4 del primo ai quasi mille del settimo per differenziare la diversa capacità vibratoria).
Ciascuno dei 7 Chakra ha una sua principale caratteristica psichica corrispondente a uno dei sette colori dell’arcobaleno:
- Muladhara (Chakra della Radice): si trova alla base della colonna vertebrale ed è legato alla sicurezza e alla stabilità – colore rosso;
- Svadhisthana (Chakra Sacrale): situato nella zona del basso ventre, è associato alla creatività, alla sessualità e alle emozioni – colore arancione;
- Manipura (Chakra del Plesso Solare): posizionato sopra l’ombelico, governa l’autostima e la forza di volontà – colore giallo;
- Anahata (Chakra del Cuore): localizzato al centro del petto, è il centro dell’amore e della compassione – colore verde;
- Vishuddha (Chakra della Gola): situato nella zona della gola, è legato alla comunicazione e all’espressione di sé – colore blu;
- Ajna (Chakra del Terzo Occhio): si trova tra le sopracciglia, è associato all’intuizione e alla saggezza interiore – colore indaco;
- Sahasrara (Chakra della Corona): si trova sulla sommità della testa e rappresenta la connessione con il divino e la consapevolezza superiore – colore viola.
Ogni chakra, pur non essendo un’entità fisica vera e propria, viene concepito come un centro energetico che influisce sul nostro stato fisico ed emotivo, facendo da ponte tra la mente e il corpo. Quando sono in una situazione di equilibrio, ci sentiamo centrati e armoniosi; quando sono bloccati o troppo aperti, possono invece emergere disagi e squilibri.
Cosa succede quando i chakra sono bloccati?
Incrociando le misurazioni sui chakra a diagnosi mediche si è riscontrato come alcune malattie modifichino effettivamente il comportamento dei chakra e delle energie sottili. Ogni chakra scambia energia con il campo universale attraverso passaggi che consentono all’energia di entrare e uscire dal centro energetico e dall’aura. È importante che questi vortici siano aperti per consentire il fluire dell’energia in un flusso costante tra interno ed esterno.
Tuttavia, talvolta possono insorgere situazioni di squilibrio in cui il chakra risulta bloccato, rallentato iperattivo o ipoattivo. Il blocco del chakra si verifica, per esempio, quando due forze uguali e contrarie si incontrano su di uno stesso piano. Il lavoro da fare in questi casi è un’integrazione tra le due forze e non l’eliminazione dell’una o dell’altra.
Come aprire i chakra in modo sicuro
L’apertura dei chakra può essere praticata in vari modi: dalla meditazione a tecniche manuali, fino a metodi che potrebbero essere definiti più stravaganti.
Aprire i chakra non comporta pericoli, a patto che l’attività sia svolta in modo consapevole e controllato. Per lavorare sui centri energetici, si può partire con una semplice meditazione o, se si desidera, è possibile approfondire con altre tecniche. Un esperto di yoga, ad esempio, può identificare e lavorare sui propri chakra attraverso la meditazione; mentre affidandosi a pratiche come il reiki o a trattamenti ayurvedici eseguiti da operatori qualificati, è possibile percepire non solo benefici fisici, ma anche su un piano energetico più profondo. Pertanto, è fondamentale prestare attenzione quando si decide di lavorare sull’apertura dei propri centri energetici, anche perché “sbloccare” più energia di quanta siamo abituati a gestire può essere rischioso e causare persino disturbi fisici, quali nausea e mal di testa.
Chi desidera aprire i chakra può farlo inizialmente sotto la guida di un insegnante di yoga esperto, di un pranoterapeuta, di un maestro reiki e di altre figure professionali di questo tipo. Il professionista è in grado di aiutare il soggetto a percepire i propri centri energetici e a collegarli alle emozioni e alle sensazioni vissute. Gradualmente è possibile quindi sottoporsi a trattamenti sempre più frequenti per l’apertura dei chakra, ma sempre con persone esperte, fino ad arrivare all’utilizzo di tecniche che permettono di farlo in autonomia.
Smettere di reprimere le proprie emozioni, scaricare le tensioni con del sano movimento o con attività sportiva, sforzarsi di pensare autonomamente, sono tutte ottime soluzioni per stare meglio e avviare un percorso finalizzato ad aprire i chakra, sotto la supervisione di un professionista.
FONTI:
- Trevisani C., Mappa di Naturopatia Vibrazionale, SI.RI.E S.r.l.
- Daturi A., Naturopatia Vibrazionale – Frequenze che curano.